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> The Kyoto protocol Issue: 2009-1 Section: Other

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Il protocollo di Kyoto

Il Protocollo di Kyoto è un accordo internazionale firmato a Kyoto, Giappone, nel dicembre 1997. Questo atto costituisce il primo accordo internazionale con lo scopo di ridurre i gas nocivi. Con l'obiettivo di ridurre del 5% le emissioni di CO2 73 paesi hanno aderito a questo patto.

Quasi tutti hanno ratificato il trattato, compreso il Giappone e tutti i 15 membri dell’ Unione Europea, con alcune eccezioni.

L'accordo è entrato in vigore nel Febbraio 2005, grazie all'approvazione del presidente Russo Vladimir Putin il 30 settembre 2004. In effetti, 55 paesi avevano ratificato in pieno accordo che la quota complessiva delle emissioni non superasse il 55% delle emissioni; così la Russia, responsabile per il 17% dei risultati, è stata incisiva per l’approvazione del Protocollo.

 

La posizione russa

Questo ha provocato una grande opposizione in Russia, perché la nazione ricava il 64.70% del proprio fabbisogno energetico dai combustibili fossili, dunque i Russi credono che questa approvazione del protocollo crei gravi problemi alla loro economia. Eppure la combustione del carbone ha generato molti problemi ambientali: ad esempio l’inquinamento atmosferico e l'effetto della pioggia acida sull'ecosistema. Le riforme recenti fortunatamente incoraggiano gli investimenti nel campo ambientale e nella diffusione delle tecnologie di minore inquinamento; alcune città hanno attuato dei programmi per la protezione dell'ambiente a lungo termine. Infine, durante gli anni passati, un maggior uso di gas naturale ha abbassato i livelli di inquinamento atmosferico.

 

La posizione dell’Unione Europea

L’Unione Europea è una grande sostenitrice che supporta fattivamente il Protocollo, lo ha ratificato e sta impegnandosi per mantenere il contributo al Protocollo di Kyoto. L’Europa è una zona relativamente piccola, densamente popolata, sviluppata che non ha accesso alle proprie fonti a basso costo di combustibile fossile o idro-energetiche. Mettendo da parte le considerazioni ambientali, L’Europa considera molti vantaggi economici che avrebbe se il Protocollo venisse attuato. L'UE produce circa 22% delle emissioni globali di gas effetto serra ed ha acconsentito ad un taglio dell’8% dai livelli di emissione del 1990. La Commissione Europea annuncia i programmi per una politica energetica che ha compreso un rapporto di riduzione unilaterale del 20% delle emissioni dei gas serra. L'UE è stata costantemente uno principali sostenitori del protocollo di Kyoto, ed ha negoziato duramente per ottenere la partecipazione dei paesi esitanti. Nel dicembre 2002, l'UE ha creato un controllo delle emissioni sforzandosi di raggiungere questi obiettivi.

 

La posizione sudcoreana e vietnamita

Il Sud Corea è un paese sviluppato e un membro ad elevato reddito dell'OCSE, classificati come economia avanzata per il CIA ed il FMI (Fondo Monetario Internazionale).

L’8-11-2002 la Corea ha aderito al Protocollo di Kyoto.

Pure il Vietnam è uno dei 111 paesi firmatari. Il Vietnam ha condotto recentemente uno studio per la partecipazione nel CDM (Meccanismo Pulito di Sviluppo). Nell'ambito del Protocollo di Kyoto il CDM permette il trasferimento delle riduzioni di emissioni certificate (CERs) dai pæsi in via di sviluppo a determinati paesi sviluppati).

Questi 2 stati hanno firmato il Protocollo di Kyoto e ne hanno accettato i relativi termini, ma non vogliono uniformarsi all'annesso 1. Anziché questo, possono investire (o possono farlo le Nazioni Europee) nel CDM, in modo che questi stati abbiano un ruolo primario nel UNFCCC, Convenzione delle Nazioni Unite sul Cambiamento di Clima.

 

 

La posizione americana

Gli USA. hanno fatto di tutto affinchè fallisse il più grande accordo internazionale per la riduzione di alcuni gas di serra, accettato da quasi tutti gli altri paesi. Questo malgrado il fatto che gli USA. siano largamente i maggiori produttori mondiali di inquinanti. Il presidente Bush ha dichiarato ripetutamente che non avrebbe adottato tale protocollo perchè danneggiava l'economia americana. Lo spirito commerciale e l'ingordigia hanno oltrepassato ogni buonsenso e non hanno pensato per il benessere delle generazioni future. Questo fallimento ha causato l'odio non solo per Bush, ma generalmente per lo spirito commerciale americano. Gli Stati Uniti contengono il 4% della popolazione del mondo ma producono circa 25% di tutte le emissioni di CO2. Per confronto, la Gran-Bretagna emette il 3% - più o meno come l'India che ha 15 volte altrettanta gente. Ma perché gli americani non hanno sostenuto il protocollo di Kyoto? La risposta è il rimborso corporativo.

Questa è stata il tratto caratteristico ad aver definito la presidenza Bush. La sua elezione era un'impresa capitalista diretta alle società energetiche. Il petrolio, il gas, il carbone e le aziende nucleari sono il potere dietro Bush; insieme hanno donato più di 50 milioni di dollari per metterlo nella Casa Bianca. Non appena è stato eletto, era già tempo di rimborsi e Bush ha dichiarato il protocollo di Kyoto completamente inutile e lo ha sepolto. Il messaggio era: La società statunitense ha il diritto di inquinare l'intero pianeta. La gente e l'ambiente non importano”.

Con l'elezione di Obama, un nuovo cammino è aperto, vista la sua campagna elettorale.

 

La posizione cinese

La Cina ha firmatoa il protocollo di Kyoto il 29 maggio 1998 e lo ha ratificato il 30 agosto 2002 ma il paese non è incluso in alcuna limitazione numerica del trattato perché non era uno dei maggiori contributori alle emissioni di gas serra durante il periodo del pre-trattato.

Nei periodi 1950 - 2002, le emissioni dell'anidride carbonica della Cina dalle fonti fossili hanno rappresentato soltanto il 9.33% del totale.

Questo livello è aumentato enormemente durante gli anni scorsi e nel 2007 è arrivato al 24% del globale. Il paese era così primo nella lista per le emissioni della CO2. Sembra che le molte emissioni derivino dalle centrali elettriche a carbone che generano circa due terzi dell'elettricità del paese.

In risposta ai critici della politica energetica nazionale, la Cina ha risposto che quelle critiche erano ingiuste e che il livello di emissioni è giustificato dal consumo di elettricità del paese. Il 4 giugno 2007 la Cina ha pubblicato il primo piano d'azione nazionale sul cambiamento di clima. Il programma non comprende gli obiettivi per le riduzioni di emissione della CO2, ma è stato valutato che, se completamente applicato, le emissioni annuali della Cina dei gas serra sarebbero ridotte in misura equivalente a 1.5 miliardo tonnellate di CO2 entro il 2010.

 

Conclusione

Il cambiamento di clima è oggi considerato la maggiore questione ambientale.

La saggezza popolare ritiene che sia devastante per l'ambiente e l'umanità. Per contenerlo, in primo luogo dobbiamo cambiare le nostre abitudini, adottando uno stile di vita più semplice che genererà meno inquinamento, ma questo certamente non è abbastanza. In effetti non possiamo pensare che è possibile per ridurre significativamente il livello dell'inquinamento solamente cambiando le nostre abitudini, nonostante anche questa sia una cosa importante. Le maggiori fonti di inquinamento sono le fabbriche e senza Il loro contributo alla riduzione delle emissioni di gas inquinanti, il nostro impegno sarebbe vano. Inoltre, è necessario un impegno da tutti gli stati per l'investimento in nuovi tipi di tecnologie non inquinanti, andando oltre ai parecchi interessi che ci sono dietro all'uso dei sistemi a combustibile fossile perché l'interesse principale che tutti noi dobbiamo avere è prima di tutto la nostra terra, la nostra salute e quella delle generazioni future.

 

 

Bibliography

 

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